]Maskaras: in Sardegna il carnevale va in scena anche d’estate
I segreti e le maschere del Carnevale estivo di Muravera che richiama il fascino e il mistero degli antichi riti agropastorali.
La Sardegna ha un rapporto unico con il Carnevale: ospita, infatti, una festività che richiama gli antichi riti agropastorali e rurali ed è ben lontana dall’immagine comune di una chiassosa festa allegra e ricca di coriandoli, risate e bombolette spray.
Ma c’è di più: sull’isola, infatti, il Carnevale si svolge anche durante il periodo estivo e, in particolare, all’inizio di agosto.
Si tratta del coinvolgente e tradizionale Carnevale Maskaras a Muravera, paesino del sud-est, principale centro del Sarrabus, che ha molto in comune con il tipico Carnevale invernale di Mamoiada a partire dalle danze rituali e dai riti propiziatori legati alla vita dei campi e al ciclo della natura fino ad arrivare alle maschere simbolo.
Per la 18esima edizione, la data da appuntare è il 9 agosto 2023: alle ore 22, Via Roma sarà animata da maschere inquietanti e oscure, che si muovono con passo cadenzato al suono greve dei campanacci.
Come già accennato, siamo di fronte a un Carnevale differente, in cui a sfilare sono maschere tragiche e cupe che si esibiscono lungo tutta la via principale di Muravera nelle loro danze rituali, eco del passato agreste dell’isola.
Assorti nella magia di un evento spettacolare introvabile altrove, spesso gli spettatori si dimenticano del loro ruolo e si lasciano “travolgere” dalle numerose maschere nei potenti riti ancestrali e primigeni: la Sardegna autentica, qui è viva e vibrante più che mai e si rivela in tutta la sua essenza.
Le maschere che sfilano a Muravera
Le maschere che sfilano lungo la via principale di Muravera durante l’intramontabile Carnevale di Maraskas sono tra le più rappresentative dei tradizionali carnevali sardi e provengono, in gran parte, dal nord dell’isola.
Conosciamole più da vicino:
- i Mamuthones di Mamoiada, che si possono ricondurre ai riti agropastorali o dionisiaci che venivano praticati nell’antichità. Insieme agli Issohadores, fanno la loro prima comparsa ufficiale il 17 gennaio in occasione della Festa di Sant’Antonio Abate. Sono dodici (uno per ogni mese dell’anno), indossano una maschera di legno dall’espressione indecifrabile cui è legato un fazzoletto da donna, scure pelli di pecora e saltellano facendo suonare i campanacci di 30 chili che portano legati sulla schiena;
- i Boes e Merdules di Ottana (Nuoro), tra le maschere più famose dell’isola, cariche di mistero e fascino, reinterpretazione del culto dionisiaco;
- Sos Boes sono i buoi mentre Sos Merdules i padroni dei buoi e si rincorrono in una frenetica danza che vuole esorcizzare la trasformazione dell’uomo in animale;
- Urthos e Buttidos di Fonni, le maschere “sporche”, maschili e animalesche che si contrappongono alle maschere “pulite” e femminili del Carnevale di Fonni, Nuoro.
Sos Uthos sono rappresentate da un abito di pelli di caprone bianche col viso dipinto di nero.
Sos Buttidos sono, invece, i guardiani, uomini vestiti di nero, col viso scuro e con al collo una banderuola di campanacci; - sos Tumbarinos, ovvero i tamburini che animano il paese di Gavoi (Nuoro) durante il Carnevale: si tratta di uno strumento musicale tipico della Sardegna il cui suono ricorda il passato, che diventa la vera maschera di Gavoi;
- s’Urtzu e sa Mamulada di Seui, borgo medievale arroccato alle pendici sud del Gennargentu, anch’esse maschere arcaiche e “spaventose” legate ai riti agropastorali la cui origine si perde nella notte dei tempi;
- sos Colonganos di Austis, le maschere tipiche del Carnevale del piccolo paese barbaricino in provincia di Nuoro: dalle origini antichissime, richiamano i riti legati al mondo agricolo e alla relazione “uomo-animale” per la sopravvivenza. Indossano pelli di pecora e ossa di animali e, sul capo, pelle di martora o volpe.
Hanno una maschera in sughero ricoperta da rami di corbezzolo e danzano facendo muovere grandi forconi artigianali; - Mamutzones di Samugheo, le tradizionali maschere del paese in provincia di Oristano.
Durante la sfilata, incontriamo: S’Omadore, il pastore, dal lungo cappotto nero e il viso ricoperto di fuliggine, i S’Urtzu, la vittima, con un completo di caprone nero, pelli di capretto e un pesante campanaccio, e Traga Cortgius, presagio di morte, che trasporta pelli bovine secche.
Sarà presente anche il Gruppo Folk Muraverese e l’intrattenimento musicale con il concerto dei Dilliriana.
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