Torre dell’Elefante: il monumento che racconta la Cagliari medievale
Costruita al principio del secolo XIV, la torre dell’Elefante di Cagliari si trova nella zona del Bastione di Santa Croce, accanto alla Chiesa di San Giuseppe di Calasanzio, e segna l’ingresso al quartiere Castello.
La torre dell’Elefante è il simbolo di Castello, uno degli storici quartieri di Cagliari, nonché la torre medievale più alta della città dopo quella di San Pancrazio.
Edificata nel 1307 dall’architetto sardo Giovanni Capula, per volere dei consoli pisani Giovanni De Vecchi e Giovanni Cinquini, la torre fu costruita per difendere l’accesso al Castello un tempo sede del potere polito, militare e religioso dell’antica città di Casteddu.
I tre lati esterni della torre furono costruiti con la pietra forte di Cagliari, un calcare tipico della zona, massiccio, organogeno e di colore biancastro, estratto dalle cave di Bonaria. Il quarto lato, quello interno, è aperto come vuole il modello pisano e formato da quattro piani costruiti su soppalchi in legno. La porta era dotata di numerosi sbarramenti, tre pesanti portoni e due saracinesche in legno rivestito in ferro mentre una serie di mensole reggeva un’impalcatura lignea per la difesa dall’alto.
L’altezza dell’edificio è di circa 30 metri ma se si considera anche il torrino si raggiungono i 35 metri. Dal lato di via Cammino Nuovo, invece, la torre arriva a toccare i 42 metri di altezza.
Sulle pareti esterne, ben conservati, si notano ancora vari gruppi di stemmi del XIV secolo tra cui quello della città mentre sul lato sud, al di sopra dell’arco d’ingresso e su una mensola che sporge dal muro, si trova la piccola scultura che raffigura un elefante, uno dei simboli pisani. Inoltre, su una lapide marmorea posta alla base della torre è ancora leggibile l’epigrafe in memoria di Giovanni Capula: “Capula Johannes fuit caput magister numquam suis operibus inventum sinister” (Mai nelle sue opere trovato incapace).
Nella prima metà del Trecento, dopo la conquista aragonese della Sardegna, il lato nord della torre dell’Elefante fu chiuso e gli spazi interni vennero utilizzati per creare magazzini e abitazioni destinate ai funzionari spagnoli.
Durante la dominazione spagnola l’edificio fu convertito in carcere e alle sue porte venivano appese le teste mozzate dei prigionieri condannati a morte e decapitati nella vicina plalzuela, l’attuale piazza Carlo Alberto. Sulla torre, esposta in una gabbia di ferro, rimase appesa per ben diciassette anni anche la testa del marchese di Cea coinvolto nell’omicidio del vicerè di Sardegna, don Manuel Gomez de los Cobos, marchese di Camarassa, assassinato il 21 luglio 1668.
Narra la leggenda che ancora oggi, tra le vie del Castello, si aggira una misteriosa presenza i cui passi sono accompagnati dall’inconfondibile rumore di catene trascinate sui ciottoli delle strade. Si tratterebbe proprio del marchese di Cea che cammina nell’antica plazuela alla ricerca della sua testa mozzata durante l’esecuzione pubblica del 1671.
La liberazione del lato murato nel periodo aragonese e l’attento restauro del 1906, ad opera dell’ingegnere Dionigi Scano, restituì all’edificio l’aspetto originario e oggi la torre dell’Elefante è uno dei monumenti più rappresentativi della città.
Torre dell’Elefante: la torre pisana di San Pancrazio
La torre dell’Elefante, il cui nome deriva probabilmente dall’antico nome dell’attuale via Stretta, chiamata in epoca pisana Ruga Leofantis, faceva parte del sistema difensivo della città ed è, insieme alla torre di San Pancrazio, un edificio costruito durante la dominazione pisana.
Anche la torre di San Pancrazio, in lingua sarda Sa turri de Santu Francau, fu costruita dall’architetto sardo Giovanni Capula e venne edificata nel 1305, due anni prima della gemella torre dell’Elefante.
A Capula si deve anche la costruzione di una terza torre, la torre del Leone, oggi torre dell’Aquila, incorporata nel palazzo Boyl dopo essere stata parzialmente distrutta nel 1708 dai bombardamenti inglesi, nel 1717 dalle cannonate spagnole e nel 1793 dall’attacco dei francesi che causò la perdita della parte superiore dell’edificio.
Costruita in pietra calcarea nel punto più alto del quartiere Castello, ad oltre 130 metri sul livello del mare, quella di San Pancrazio è la torre più alta di Cagliari (36 metri) e si può raggiungere da via Indipendenza, dal viale Buoncammino, attraverso la Porta Cristina, e da via Ubaldo Badas tramite la porta di San Pancrazio.
Nei tre lati chiusi, che hanno uno spessore di ben tre metri, presenta varie feritoie molto sottili mentre il quarto lato, oltre a essere aperto verso l’interno del Castello come la maggior delle costruzioni pisane, mostra i ballatoi in legno situati sui quattro piani della torre.
Eretta per proteggere il versante settentrionale del Castello, la torre nel corso dei secoli è stata utilizzata in vari modi: abitazione, magazzino, carcere, deposito della Soprintendenza Archeologica e spazio espositivo.
Entrambi gli edifici sono visitabili ma oggi sia la torre dell’Elefante che la torre di San Pancrazio sono temporaneamente chiuse a causa lavori di restauro e consolidamento.
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