Cagliari Sotterranea: un regno nascosto e ricco di fascino
Il mistero “che ha spinto gli uomini a lasciare le grotte, a uscire dal grembo della natura” secondo il pensiero di Stephen Gardiner, vescovo e lord cancelliere durante il regno di Maria I d’Inghilterra, oggi alimenta la curiosità dell’uomo contemporaneo e lo incoraggia ad attraversare la soglia di passaggi segreti alla scoperta di luoghi affascinanti e ricchi di storia come Cagliari sotterranea.
Dalle caratteristiche degli storici quartieri di Cagliari, dove il paesaggio è un alternarsi di antiche e nuove costruzioni, agli enigmi che si nascondono tra le pareti di Cagliari sotterranea. La città del sole è la meta ideale per un viaggio alla scoperta dei luoghi più significativi della Sardegna.
Il mondo che si apre sotto la città è un viaggio tra passaggi segreti, grotte, gallerie e rifugi, storie e leggende, luci e ombre, che si estende per chilometri lungo una rete sotterranea che attraversa anche tre dei principali quartieri di Cagliari: Castello, Marina e Stampace.
Qui, dove i suoni della vita che riempie le strade in superficie si trasformano in silenzio, l’eco di passi lontani restituisce forma e carattere a una città parallela e nascosta che non teme lo scorrere del tempo. Nel grembo della terra uomini e donne seppellivano i defunti, trovavano rifugio dalla guerra e consegnavano a Dio le loro preghiere, lasciandoci in eredità un luogo intriso di arte e spiritualità paragonabile per fascino a uno dei più antichi simboli della Sardegna: i Nuraghi.
Scopriamo insieme quali sono i tesori di Cagliari sotterranea per tracciare un itinerario che tocca luoghi insoliti e alternativi, lontani dalle classiche mete turistiche.
Cagliari Sotterranea: 6 luoghi da non perdere
Se la prossima destinazione delle vostre vacanze è la Sardegna, e in particolare l’antica città di Casteddu, allora non potete assolutamente perdere l’opportunità di visitare l’affascinante mondo della Cagliari sotterranea.
Ecco quali sono i siti più importanti della città sotto la città.
- Pozzo di San Pancrazio: situato nello storico quartiere Castello, al centro di Piazza Indipendenza, il leggendario pozzo, profondo circa 80 metri, fu costruito dai Pisani negli anni trenta del 1200 per l’approvvigionamento idrico della roccaforte. Nel 1800, a causa dei lavori di riqualificazione della piazza, l’imboccatura del pozzo fu abbassata sotto il piano stradale e la costruzione di una galleria scavata nella roccia consentì l’accesso al pozzo e il passaggio degli animali fino noria, la macchina necessaria a portare l’acqua in superficie.
- Sacello del Santo Sepolcro: si tratta della cripta situata all’interno della chiesa del Santo Sepolcro, nel quartiere di Marina, a cui si accede tramite una botola posizionata al centro della navata. L’ambiente, formato da tre camere voltate a botte, ospita un sarcofago in muratura e alle pareti sono ancora visibili parti di affreschi tra cui l’effige della Morte, uno scheletro con un manto d’ermellino e una falce che riporta la scritta, incisa sulla lama, Nemini parco (Non risparmio nessuno).
- Cripta di Sant’Efisio: situata nell’omonima chiesa nel quartiere di Stampace, la cripta si trova all’interno di una grotta profonda circa 9 metri. Si narra la storia che qui fu imprigionato Sant’Efisio, celebrato a Cagliari il 1° maggio di ogni anno, prima di essere decapitato sulla spiaggia di Nora nel 303 d.C. Negli anni della seconda guerra mondiale la cripta servì come rifugio durante i bombardamenti aerei sulla città di Cagliari.
- Cripta di Santa Restituta: si trova sotto l’omonima chiesa di Santa Restituta, anche questa situata nel quartiere di Stampace, ed è in parte in grotta naturale e in parte scavata nella roccia. In età tardo punica servì come cava per estrarre il calcare mentre in epoca romana l’ipogeo fu utilizzato come deposito di anfore prima di diventare luogo di culto cristiano dedicato a Santa Restituta, martire di origine africana. Una storia dei primi anni dell’Ottocento, a metà tra fede e superstizione, racconta che nella grotta avvenissero miracolose guarigioni nei pressi della colonna, ancora oggi visibile all’interno della cripta, dove la santa fu legata e martirizzata. Quando l’epidemia di vaiolo si diffuse su tutta l’isola, i bambini contagiati dal morbo erano accompagnati dai loro genitori all’interno grotta e spinti a rotolare per terra vicino alla colonna perché, secondo la credenza popolare, la polvere avrebbe guarito gli ammalati. Anche la cripta di Santa Restituta fu utilizza come rifugio nel corso della seconda guerra mondiale.
- Galleria Rifugio di Don Bosco: la galleria, lunga circa 180 metri, è parte di un insieme di percorsi sotterranei realizzati nel 1700 dai Piemontesi per scopi militari e distribuiti lungo il versante nord della città, nell’area compresa tra i bastioni di Buoncammino e il mercato di via Pola. L’accesso principale si trova in via don Bosco e a pochi metri dall’ingresso una stanza ospita dei bagni alla turca mentre lungo il tunnel, su entrambi i lati, si trovano delle panchine. La galleria, come le cripte di Sant’Efisio e Santa Restituta, fu utilizzata dalla popolazione cagliaritana come rifugio nel corso della seconda guerra mondiale.
- Necropoli di Tuvixeddu: sorge nella zona compresa tra il rione di viale Sant’Avendrace e il rione di via Is Maglias. Si tratta della più grande necropoli punica del Mediterraneo che si estende su tutto il colle omonimo il cui nome significa “colle dei piccoli fori”. Il colle fu utilizzato dai Cartaginesi, tra il VI e il III secolo a.C., come luogo di sepoltura e le tombe erano raggiungibili tramite un pozzo scavato nella roccia che permetteva l’accesso alle camere funerarie, dove venivano conservate anfore decorate e lacrimatoi (ampolle) contenenti essenze profumate. Alle pendici del colle si trova anche la necropoli romana che ospita il sepolcro di Atilia Pomptilla, un ipogeo funerario conosciuto con il nome di Grotta della Vipera e protagonista di un’antica leggenda. Sembra, infatti, che la tomba fu commissionata dal nobile romano Lucio Cassio Filippo in onore di sua moglie Atilia, morta dopo aver offerto la sua vita agli dei in cambio della guarigione del marito affetto da malaria.
Foto: Sardegna DigitalLibrary