Filindeu, ovvero i “fili di dio” della Sardegna
I Filindeu sono dei sottilissimi fili di pasta, ottenuti da un impasto a base di semola di grano dura, acqua e sale.
In Sardegna, e più precisamente nella provincia di Nuoro, viene prodotto un tipo di pasta che si narra sia stato inventato per la prima volta nel XVII secolo. Si tratta dei filindeu, letteralmente i “fili di dio“, ottenuti da un impasto fatto con semola a grano duro, acqua e un pizzico di sale, lavorato a lungo fino a portarlo ad una consistenza molto morbida.
Caratteristica fondamentale che deve avere l’impasto è l’elasticità, possibile solo umidificandolo con dell’acqua salata preparata a parte. Non c’è una regola che stabilisca quando l’impasto va inumidito: questo è uno dei segreti di chi lavora e produce i filindeu. Non a caso, la tecnica di produzione è stata conservata da una donna sola in tutta la Sardegna!
Una volta ottenuto un impasto elastico e opportunamente inumidito, si tagliano piccole porzioni di pasta, che vengono tirate otto volte con le dita delle mani, fino a formare fili molto sottili appoggiati in tre strati sovrapposti sopra “su fundu”, tipico vassoio di legno.
Lo strato di pasta, una volta composto, viene messo ad asciugare al sole. Essicandosi, diventa una specie di garza che può essere spezzata in tocchi. A questo punto, la pasta viene immersa nel brodo di pecora bollente, dove viene cotta secondo la ricetta tradizionale. Sia la pasta che il brodo rientrano in una tradizione religiosa secolare, ovvero la festa di San Francesco a Lula. Si tiene nelle prima settimana di maggio, in cui ai pellegrini ospitati nei ricoveri disposti intorno alle cumbessias (le chiese campestri) si serve un piatto di brodo di pecorino e filindeu.
La tradizione dei filindeu non rischia di scomparire
I filindeu sono diventati un presidio slow food della Sardegna, e nell’atlante dei prodotti regionali italiani viene definito così: “Letteralmente velo di Dio, è una pasta di semola di grano duro e acqua, da cui si ricavano fili sottilissimi, simili a capelli, disposti a seccare in tre strati sovrapposti e intrecciati per ottenere l’effetto di una garza sottilissima. Sono confezionati nella zona di Nuoro in occasione della festa di San Francesco di Lula, ai primi di maggio: la minestra preparata con brodo di pecora, formaggio acido e filindeu spezzettato è il pasto dei pellegrini che arrivano al santuario per le celebrazioni. Dato anche il forte legame simbolico con questa manifestazione religiosa, nella cultura popolare viene considerata una pasta dalle facoltà miracolose, al punto che rifiutarla rappresenterebbe un affronto”.
La custode dei “fili di dio” è Paola Abraini, nuorese doc che ha imparato a fare i filindeu dalla suocerà all’età di 16 anni. Ha insegnato questa nobile arte alle figlie e ai parenti: attualmente sono dieci le persone al mondo capaci di fare questo tipo di pasta. La BBC e la CNN hanno riservato a lei e ai filindeu diversi servizi, e tante celebrità vanno a trovarla per imparare i segreti della specialità.
Segnaliamo anche altre donne sarde maestre nell’arte della lavorazione dei filindeu: Gianfranca Dettori di “Semplicemente pane”, con sede a Sennori in provincia di Sassari, e Anna Rita Fadda, titolare de “L’arca dei sapori”, che si trova all’interno del Borgo del Pane di Settimo San Pietro.
Vuoi scoprire il gusto autentico della cucina sarda e vivere una vacanza all’insegna dello charme e dell’eleganza? Prenota un soggiorno a Palazzo Doglio a Cagliari