Sa Innenna: un emozionante rito millenario
Sull’isola la vendemmia, “sa innenna”, è un momento chiave che corona tutto il lavoro fatto per ottenere un prodotto di assoluta qualità.
La Sardegna è terra di straordinaria bellezza, una perla nel cuore del Mediterraneo, una regione ricca di tradizioni culturali e gastronomiche uniche e, tra le sue innumerevoli eccellenze, il vino occupa un posto d’onore.
Infatti, il legame tra l’isola e il Nettare di Bacco è profondo, radicato nella sua storia millenaria, basti pensare che la coltivazione della vite risale addirittura all’età nuragica, più di 3.000 anni fa.
Il clima mediterraneo, con lunghe estati calde e inverni miti, e la diversità di paesaggi e suoli (dalle colline granitiche della Gallura alle pianure argillose del Campidano) hanno poi creato le condizioni ideali per la coltivazione di viti autoctone che conferiscono ai vini un carattere inconfondibile: tra le varietà più rinomate troviamo il Cannonau, rosso corposo e robusto noto per essere uno dei vini più ricchi di polifenoli al mondo, il Vermentino, fresco e aromatico, il Nuragus, il Monica, il Carignano e il Bovale Sardo.
La cultura del vino è parte integrante della vita quotidiana di Sardegna: vi sono numerose cantine a conduzione familiare e le sagre a esso dedicate sono eventi coinvolgenti per tutto il territorio, in cui la comunità si riunisce per celebrare la vendemmia e degustare i vini locali.
Inoltre, negli ultimi decenni, l’isola ha compiuto significativi progressi nella produzione di vino d’eccellenza: le cantine si sono dotate di tecnologie avanzate per migliorare la vinificazione e la conservazione, e l’impegno profuso si è tradotto in riconoscimenti internazionali per molti produttori, che hanno così dimostrato come la Sardegna sia molto di più che una mera destinazione turistica balneare.
Su mesi de Cabudanni: quando l’anno iniziava a Settembre
Settembre è oggi un mese di ripresa delle attività, della scuola, una sorta di “nuovo inizio” foriero di iniziative e di buoni propositi.
E, secoli addietro, in Sardegna era anche il momento in cui cominciava il nuovo anno, “Su mesi de Cabudanni“, nome che deriva da “Caput anni” ovvero il primo mese dell’anno nel calendario greco.
Non bisogna dimenticare, infatti, che la Sardegna rimase sotto il dominio di Bisanzio all’incirca dal VI al X secolo e che, quindi, risentì delle influenze e delle tradizioni della parte orientale dell’Impero Romano.
In questo caso, si tratta del calendario bizantino che, seppur uguale a quello giuliano, si differenziava per la numerazione degli anni e per la data d’inizio: nel 462 d.C. venne stabilito che l’anno iniziava il 1 settembre e terminava il 31 agosto, date significative che scandivano il ritmo del raccolto e regolavano il lavoro nei campi e le trattative agricole.
I giudicati, nati dalle ceneri dell’amministrazione bizantina, conservarono gran parte di quelle disposizioni vietando, ad esempio, di bruciare le stoppe (che potevano provocare incendi) prima dell’8 settembre, il “capudanni”.
Ancora oggi, è rimasto tanto di quelle millenarie tradizioni agricole: fino a non molti anni fa, era proprio a settembre che venivano rinnovati i contratti di affitto dei campi e di lavoro dei braccianti agricoli, dei pastori e anche delle donne di servizio.
E poi, settembre è, oggi come allora, il mese della vendemmia, un evento sentito capace di coinvolgere tutta la comunità con balli, feste e banchetti, un vero e proprio rito che si esprime nella raccolta dei grappoli ormai maturi.
Alla scoperta degli itinerari del vino in Sardegna
Come accennato, uno dei vini che meglio rappresentano la Sardegna è il Cannonau che viene coltivato, fin dal Medioevo, nelle sue terre storiche che sono la Barbagia e l’Ogliastra ma anche nelle piane del Parteolla, sulle colline della Marmilla e sui rilievi del Gerrei e della Trexenta.
L’itinerario migliore per conoscerlo e apprezzarlo parte dalle cantine di di Dolianova, Serdiana, Lunamatrona e Sanluri, per giungere nelle campagne del Sarrabus, a Castiadas e Muravera, risalire a Jerzu, Cardedu e Ulassai, e proseguire nelle Barbagie di Ollolai e Nuoro dove luoghi imperdibili sono Orgosolo, Dorgali, Mamoiada e Oliena, quest’ultima patria anche del Nepente, rosso pieno e strutturato.
Passiamo poi al Vermentino, altro vino simbolo dell’isola, che trova le sue zone migliori in Gallura, Anglona e Nurra con le cantine storiche a Olmedo, Santa Teresa di Gallura, Sorso, Arzachena, Luogosanto, Berchidda e Sennori.
Nella regione più occidentale delle Barbagie, il Mandrolisai, ecco invece il Bovale, vitigno un tempo “popolare” ma oggi rinomato, il Moscato, il Torbato e il Cagnulari prodotti nel Sassarese e nella Nurra, e la Malvasia, pregiato vitigno di Montiferru e della Planargia, con comuni quali Bosa, Tinnura, Tresnuraghes, Scano Montiferro e Flussio.
Più a sud, troviamo la Vernaccia, nell’Oristanese, con cantine d’elezione a Cabras, Oristano, Milis, Solarussa e Baratili San Pietro, il Monica, il rosso più diffuso sull’isola, prodotto in particolare tra Cagliari, Iglesias e Oristano, e il Nuragus, diffuso nel Parteolla, nel Trexenta, nel Sarcidano, nel Gerrei, in Marmilla e nel Campidano di Cagliari: le cantine più attive per questi due vitigni sono a Monserrato, Settimo San Pietro, Ussana, Senorbì, Dolianova, Soleminis, Serdiana.
Infine, nel Sulcis, viene coltivato il Carignano, vitigno che si è adattato al meglio ai terreni sabbiosi e calcarei di Santadi, Masainas, Narcao, Giba, Sant’Anna Arresi.
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