Costa Verde Sardegna: il fascino selvaggio dell’isola
La Costa Verde, terra dalla storia geologica antichissima, è un paradiso incontaminato fatto di paesaggi mozzafiato, scorci incantevoli e spiagge di morbida sabbia lambite dallo splendido mare di Sardegna.
La Costa Verde in Sardegna è uno dei luoghi più suggestivi dell’antica Ichnusa e si trova nella parte Sud Occidentale dell’isola nel territorio di Arbus, un comune situato nella regione storica del medio Campidano.
L’area, che si estende per circa 47 chilometri da Capo Frasca a nord fino al promontorio di Capo Pecora a sud, è un susseguirsi di splendide e immense spiagge, maestose dune di sabbia dorata e cale rocciose protette da imponenti scogliere scolpite dalle onde di un mare dalle mille sfumature di blu.
La Costa Verde, insieme al Sulcis, è una delle terre emerse più antiche d’Europa e deve il suo nome alla lussureggiante vegetazione che avvolge il litorale e comprende in prevalenza lentisco, ginestra, corbezzolo, e ginepri plurisecolari saldamente ancorati al terreno ma piegati dal maestrale in un elegante inchino. In aggiunta, tra le specie endemiche è possibile osservare il Ginepro coccolone, il Limonium sulcitanum, la Linaria flava e la Silena corsica.
Questo paradiso naturale, dove dominano i colori e i profumi della natura incontaminata, ospita il cervo sardo e la tartaruga Caretta caretta che ha scelto le spiagge di Piscinas e Scivu come luogo ideale per la deposizione delle uova nelle notti di giugno e luglio. Inoltre, non mancano cinghiali, lepri, falchi pellegrini, aquile reali, corvi, pernici e volpi.
Nel territorio sono presenti anche vaste zone umide, come la laguna di Corru S’Ittiri, quella di Marceddì e lo stagno di San Giovanni, situati nella parte più settentrionale della regione al confine con la provincia di Oristano.
Amata dai surfisti e dagli appassionati di snorkeling, la Costa Verde della Sardegna custodisce l’anima più autentica e selvaggia dell’isola ma non è solo mare cristallino e spiagge incantevoli. Qui, infatti, si trovano anche vecchi e imponenti insediamenti minerari, monumenti di archeologia industriale, resti di cantieri, gallerie e piccoli villaggi abbandonati che raccontano la storia di quello che in passato è stato uno dei più grandi bacini minerari italiani ed europei ed oggi è il cuore del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna.
Costa Verde Sardegna: le 5 località più famose
Le principali località della Costa Verde, da nord a sud, sono:
- Capo Frasca: situato nel comune di Arbus, il promontorio è il punto più settentrionale della Costa Verde. Qui si trovano numerose torri di avvistamento, come Torre Frasca (o Torre Nuova), e i resti di villaggi nuragici;
- Torre dei Corsari: frazione del comune di Arbus, deve il suo nome all’imponente Torre di Flumentorgiu eretta nel XVII secolo come postazione di avvistamento allo scopo di difendere il territorio dalle incursioni dei corsari barbareschi. Dal promontorio è possibile ammirare una baia con falesie calcaree a sud e l’immensa spiaggia di Is Arenas ‘e s’Acqua e s’Ollastu a nord, fino alle calette riparate dalle rocce, meta preferita dai pescatori della zona;
- Piscinas: è uno dei luoghi più suggestivi della Sardegna e di tutto il Mediterraneo, un vero e proprio deserto formato da dune sabbiose che raggiungono un’altezza di circa 100 metri e sono modellate dai venti che soffiano dal mare. A Piscinas si trova il magazzino minerario delle vicine miniere di Gennamari e Ingurtosu dichiarato nel 1985 monumento nazionale dal Ministero per i beni culturali e ambientali. Qui, nel 1978 furono girate alcune scene di Black Stallion, film diretto da Carroll Ballard e prodotto da Francis Ford Coppola, mentre nel 2008 la spiaggia diventò lo scenario del video Eroe (storia di Luigi delle Bicocche) del rapper italiano Caparezza.
- Scivu: è una delle più belle spiagge della Sardegna, delimitata a nord dalle dune di Piscinas e a sud da Capo Pecora, e il nome deriva dallo scivolo di sabbia che si deve attraversare per raggiungerla. In prossimità della spiaggia, sulla collina di Punta su Nuraxi, a 226 metri sul livello del mare, sorge uno dei numerosi nuraghi di Sardegna: il Nuraghe Narocci (o Cancedda) sottoposto a tutela dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nell’ottobre del 2012;
- Capo Pecora: il promontorio con riconoscimento SIC (Sito di Importanza Comunitaria), situato nel comune di Arbus, è il punto più meridionale della Costa Verde e divide l’omonima spiaggia da quella di Portixeddu che si trova nel comune di Fluminimaggiore.
Costa Verde Sardegna: breve storia di un paradiso naturale
La Costa Verde della Sardegna fu abitata dall’essere umano fin dai tempi della Preistoria come dimostrano Beniamino e Amanda, due scheletri ritrovati in località S’Omu e s’Orku che, in base alla datazione con Carbonio-14 eseguita nei laboratori dell’Università dell’Arizona, risalirebbero a circa 8 500 anni fa.
A Beniamino e Amanda si aggiunge Amsicora, il più antico scheletro umano completo sardo, rinvenuto in località Su Pistoccu nel 2011 e risalente al periodo compreso tra il Neolitico e il Mesolitico, ovvero 10.000-8.200 anni fa circa.
Il Castello di Arcuentu, fortezza e arsenale del periodo giudicale appartenente al Giudicato di Arborea e situato sulla sommità del monte omonimo, insieme ad alcune torri d’avvistamento come la Torre di Flumentorgiu, testimonia che la zona fu frequentata anche durante il Medioevo.
Nell’Ottocento, invece, la storia della Costa Verde della Sardegna è legata a doppio filo all’attività mineraria per l’estrazione di zinco, piombo e argento che coinvolse soprattutto i centri di Montevecchio e Ingurtosu e terminò negli anni Sessanta del Novecento con il declino dell’industria estrattiva e la conseguente chiusura di tutti gli impianti.
Più o meno contestualmente alla chiusura degli impianti alcune zone dell’isola, come quella arburese, furono interessate dal crescente fenomeno del turismo. Mentre in Gallura il principe Karim Aga Khan IV creava la Costa Smeralda nella zona di Portu Maga, tra Piscinas e Campu Sali, venivano costruite le prime villette e i primi sottoservizi fino a quel momento assenti. La notizia dei lavori trovò spazio anche sulle pagine del popolare settimanale La Domenica del Corriere in un articolo firmato dalla giornalista Edgarda Ferri.