Sant’Efisio: la storia della festa simbolo di Cagliari
A Cagliari, da oltre trecento anni, ogni 1°maggio si celebra la festa di Sant’Efisio in onore del santo che salvò la città dalla peste.
La Sardegna, isola dalle spiagge paradisiache baciate da un mare dalle mille sfumature di azzurro, è una terra ricca di storie e tradizioni come quella di sant’Efisio, il martire guerriero a cui sono dedicate le celebrazioni religiose che si svolgono dal 1° al 4 maggio di ogni anno.
La festa di sant’Efisio è una maestosa e suggestiva processione che coinvolge circa 3500 figuranti, vestiti con abiti della tradizione popolare, e un pubblico di oltre 30 mila persone che invade le strade della città di Cagliari.
Il culto del Santo ha origini antiche e risale alla seconda metà del 1600 quando la città di Casteddu, nome sardo del capoluogo dell’isola, fu colpita da una terribile epidemia di peste che falcidiò la popolazione. La pestilenza uccise circa diecimila abitanti e la prima vittima fu una delle più importanti personalità religiose di quegli anni, l’arcivescovo don Bernardo De La Cabra.
Secondo la ricostruzione di Giovanni Spano, tra i più grandi e importanti studiosi della storia della Sardegna, quando la città era ormai ridotta allo stremo, Sant’Efisio apparve al viceré conte di Lemos e chiese il voto della processione del 1° maggio per liberare la città dalla peste.
Era il 1656 e l’Amministrazione comunale fece un voto perpetuo al santo martire promettendogli, se avesse sconfitto la morte nera, di organizzare ogni anno una processione in suo onore che sarebbe partita da Stampace, uno degli storici quartieri di Cagliari, per raggiungere Nora, la città dove il santo aveva conosciuto il martirio.
Sant’Efisio ascoltò le preghiere dei cagliaritani e premiò la loro fede con abbondanti piogge che misero fine alla peste. Fu così che, a partire dal 1° maggio 1657, il Santo iniziò ad essere celebrato ogni anno con una processione a piedi tra le più lunghe e antiche d’Europa che conta 65 km percorsi in quattro giorni tra canti, traccas, costumi tradizionali, goccius e launeddas.
Sant’Efisio: il percorso della più lunga processione religiosa italiana
I preparativi per la processione in onore di sant’Efisio iniziano intorno al 25 aprile e sono gestiti dall’Arciconfraternita del Gonfalone.
Il viaggio del Simulacro di sant’Efisio comincia sul sagrato della chiesa di Stampace e la processione che lo porterà a Nora viene aperta dai traccas, carri decorati a festa e trainati da buoi, seguiti dai gruppi folkloristici e da un corteo composto da più di tremila persone vestite con i costumi tradizionali e impegnate a recitare il rosario o a intonare i goccius (preghiere cantate).
Dietro il cocchio che trasporta il simulacro ci sono più di duecento cavalieri cui si aggiungono i miliziani, i membri della guardianìa con il terzo guardiano che in prima fila sorregge il gonfalone della confraternita, e l’Alter Nos, in passato rappresentante del viceré e oggi delegato del sindaco.
La carrozza, accompagnata dai suonatori di luneddas, uno strumento musicale a fiato tipico della tradizione sarda, giunge in via Roma percorrendo strade ricoperte da un tappeto di petali di rose rosse, gialle e rosa, mentre le sirene delle navi ormeggiate nel porto di Cagliari suonano in segno di saluto.
Dopo aver lasciato Cagliari, il viaggio prosegue alla volta della frazione di Giorgino e attraversa Maddalena Spiaggia, Su Loi, Villa d’Orri, Sarroch, Villa San Pietro, Pula e infine Nora, per poi ripartire alla volta di Cagliari dopo la commemorazione. Al rientro di Sant’Efisio nella chiesa di Stampace, con la lettura che attesta lo scioglimento del voto, si conclude la festa in suo onore.
Sant’Efisio: storia di un soldato pagano che si convertì al cristianesimo
Sant’Efisio, o Efis in lingua sarda, nacque nel 250 d.C. alle porte di Antiochia, una città della Turchia sulle rive del fiume Oronte, da madre pagana e padre cristiano che perse in giovane età. Fu educato dalla madre al paganesimo e, una volta diventato adulto, decise di combattere i cristiani arruolandosi nell’esercito dell’imperatore romano Diocleziano.
La storia narra che la vita di Efisio cambiò quando si trasferì in Italia a seguito dell’esercito. Durante una notte gli apparve in sogno una croce che risplendeva tra le nuvole e, mentre il soldato contemplava rapito lo straordinario fenomeno, una voce gli disse: “Sono il Cristo, colui che tu perseguiti”. Dopo questa visione, il giovane soldato lasciò l’esercito e si convertì.
Desideroso di annunciare il Vangelo ai pagani, Efisio arrivò in Sardegna, dove l’idolatria era ancora diffusa, e iniziò a predicare pubblicamente la parola di Dio. Inoltre, scrisse una lettera all’imperatore invitandolo ad abbandonare i falsi dei per convertirsi alla fede cristiana. Convocato a Cagliari dal governatore Iulio, che gli intimò di abbandonare la fede cristiana, Efisio si rifiutò di abiurare e fu arrestato.
Venne imprigionato nel luogo in cui oggi sorge la chiesa che porta il suo nome, a Stampace, e qui fu flagellato, bastonato e bruciato con tizzoni ardenti ma non cedette mai all’idea di rinnegare la sua fede.
Efisio fu decapitato sulla spiaggia di Nora, a circa 40 km da Cagliari, nel gennaio del 303 e prima di morire recitò la preghiera in cui invocava la protezione divina sul popolo sardo: “Ti prego, Signore, di proteggere la città di Cagliari dall’invasione dei nemici. Fa che il suo popolo abbandoni il culto degli Dei, respinga gli inganni del Demonio e riconosca Te, Gesù Cristo Nostro Signore, quale unico vero Dio. Fa che i malati che pregheranno sul luogo della mia sepoltura possano recuperare la salute, e chiunque si trovi in pericolo nel mare o minacciato dagli invasori, tormentato dalla fame o dalla peste, dopo aver invocato me, Tuo servo, possa essere condotto in salvo”.
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