Necropoli di Tuvixeddu: storia di un luogo simbolo della Sardegna
La necropoli di Tuvixeddu è tra i siti archeologici più importanti della Sardegna, uno dei luoghi simbolo di Cagliari insieme alla Sella del Diavolo e alla spiaggia del Poetto.
Cagliari, come Roma, Lisbona, Praga e Istanbul, è stata costruita su sette colli ed è sul colle Tuvixeddu che si trovano i resti della più grande necropoli punica del Mediterraneo: la necropoli di Tuvixeddu.
Il nome Tuvixeddu significa “colle dei piccolori fori” e deriva dal termine sardo tuvu, “cavità” o “vuoto” o “buco”, con riferimento alla presenza delle numerose tombe scavate nella roccia calcarea.
La necropoli, che si estende all’interno dell’antica città di Casteddu, è uno dei luoghi da non perdere se si visitano Cagliari e dintorni. Si trova tra il rione che si sviluppa lungo il viale Sant’Avendrace e quello di via Is Maglias e in origine comprendeva un’area di circa 80 ettari che dalla laguna di Santa Gilla si allargava fino a via Is Maglias e da viale Sant’Avendrace fino a viale Merello.
Le ricerche archeologiche condotte nel corso degli anni hanno portato alla luce strumenti in selce e ossidania, ceramiche, fondi di capanne risalenti alla cultura di Ozieri, pitture parietali, sepolture e corredi funebri.
Sono numerosi i ritrovamenti che documentano la continua frequentazione del sito a partire dalla preistoria e fino ai giorni nostri, tuttavia l’attività clandestina dei tombaroli, unita a lavori edilizi e a indagini spesso condotte in modo frettoloso e caotico, hanno causato la perdita di molti reperti e informazioni utili a ricostruire la storia dell’area archeologica.
Furono i Cartaginesi a scegliere il monte Tuvixeddu come luogo di sepoltura dei loro defunti tra il VI e il III secolo a.C., creando così la più vasta necropoli punica di tutto il bacino del Mediterraneo. Le sepolture erano raggiungibili attraverso pozzi, profondi dai due metri e mezzo fino agli undici metri, scavati nella roccia calcarea.
All’interno del pozzo una piccola apertura consentiva l’accesso alla camera funeraria, detta anche cella sepolcrale, finemente decorata, dove venivano conservate preziose anfore e ampolle, chiamate lacrimatoi, che contenevano essenze profumate.
Le tombe puniche più interessanti sono la Tomba dell’Ureo, la Tomba Combattente, o Tomba del Sid e la Tomba della Ruota.
Alle falde del colle di Tuvixeddu si trova anche una necropoli romana che ospita l’ipogeo funerario di Attila Pomptilla, un sepolcro conosciuto con il nome di Grotta della Vipera. Il monumento fu scoperto e salvato dalla distruzione dallo studioso Alberto Della Marmora durante i lavori di costruzione della strada reale Cagliari-Porto Torres del 1882.
Necropoli di Tuvixeddu: alla scoperta dell’antica area archeologica
Quando nel 1258 i Pisani, insieme ai loro alleati sardi, distrussero Santa Igia, capitale del giudicato di Cagliari, parte della popolazione fuggì verso la città di Villa di Chiesa (Iglesias) mentre un’altra parte si rifugiò nelle tombe della necropoli di Tuvixeddu che furono trasformate in vere e proprie abitazioni. Ancora oggi, in alcune camere funerarie sono visibili i segni che testimoniano l’uso delle grotte a scopo abitativo.
Nel corso della seconda guerra mondiale le tombe furono usate come rifugi antiaerei e, ancora, come abitazioni soprattutto dai più che anziani che in questo modo non erano costretti a correre nel colle al suono delle sirene di allarme antiaereo.
Un’altra testimonianza dell’uso abitativo del colle di Tuvixeddu è la villa Mulas di inizio Novecento circondata da un parco al cui interno si trovano varie specie di alberi tra cui pini e cipressi.
Al termine del secondo conflitto mondiale il colle Tuvixeddu diventò la cava di una cementeria dell’Italcementi e per facilitare il passaggio dei camion che trasportavano la roccia estratta tra il 1953 e il 1956 venne costruita una strada interna che collega via Is Maglias a via Falzarego. I lavori portarono alla formazione di due differenti aree della collina: Tuvixeddu, sul lato di viale Sant’Avendrace, e Tuvumannu, che si affaccia su via Is Maglias.
A causa dell’attività estrattiva e dell’urbanizzazione del quartiere di Sant’Avendrace molte tombe vennero distrutte e dal grande libro della storia furono cancellate le tracce di un passato che ancora oggi è difficile ricostruire nei minimi dettagli.
La necropoli di Tuvixeddu verrà aperta al pubblico per la prima volta solo nel 1997 in occasione della prima edizione di Monumenti Aperti, la manifestazione nata con l’obiettivo di promuovere e valorizzare i beni culturali dell’isola.
Grazie all’interessamento dell’Associazione di Volontariato turistico culturale “Amici della Sardegna”, che a proprie spese rese possibile l’apertura del sito, furono più di 5.000 le persone che visitarono l’area archeologica in un solo fine settimana.
Il sito è stato definitivamente aperto al pubblico nel 2014 ed è visitabile tutti i giorni dell’anno nei seguenti orari:
- gennaio e febbraio: dalle 07.00 alle 21.00
- marzo: dalle 07.00 alle 21.30
- aprile: dalle 06.00 alle 22.00
- maggio: dalle 06.00 alle 22.30
- giugno: dalle 05.30 alle 23.00
- luglio: dalle 05.30 alle 24.00
- agosto: dalle 06.00 alle 24.00
- settembre: dalle 06.30 alle 24.00
- ottobre: dalle 07.00 alle 22.00
- novembre e dicembre: dalle 07.00 alle 21.00
A partire dal mese di agosto, e fino a ottobre, sono in programma anche delle visite guidate:
- Sabato 8 agosto
- Martedì 11 agosto
- Giovedì 13 agosto
- Mercoledì 19 agosto
- Sabato 22 agosto
- Lunedì 24 agosto
- Mercoledì 26 agosto
- Mercoledì 2 settembre
- Giovedì 3 settembre
- Sabato 5 settembre
- Lunedì 7 settembre
- Mercoledì 9 settembre
- Venerdì 11 settembre
- Lunedì 14 settembre
- Mercoledì 16 settembre
- Venerdì 18 settembre
- Martedì 22 settembre
- Giovedì 24 settembre
- Martedì 29 settembre
- Mercoledì 30 settembre
- Venerdì 2 ottobre
- Sabato 3 ottobre
Per maggiori informazioni e prenotazioni sono attivi due numeri di telefono: 349 493 22 96 o 388 980 63 51.
A causa della normativa sul contenimento Covid-19 e alle regole vigenti in materia di distanziamento sociale, le visite sono riservate a un massimo di 40 persone al giorno.