Mostra Steve McCurry: la mostra Icons arriva a Cagliari
Se la meta del vostro prossimo viaggio è la Sardegna allora non potete assolutamente perdere la mostra Steve McCurry Icons al Palazzo di Città di Cagliari.
Sono cento gli scatti che compongono la mostra Steve McCurry Icons in programma dal 12 giugno 2020 al 10 gennaio 2021 a Palazzo di Città di Cagliari, una delle sedi espositive dei Musei Civici della città.
Il museo si trova nel cuore di Castello, uno degli storici quartieri di Cagliari, e oggi, dopo accurati lavori di restauro, ospita esposizioni temporanee concepite per la valorizzazione delle opere delle collezioni permanenti.
Lo storico edificio, costruito per volontà del re Alfonso IV nel 1331, è stato la prima sede municipale di Cagliari dal Medioevo e fino alla fine del XIX secolo. Si affaccia su Piazza Palazzo ed è vicino ad altri luoghi simbolo del capoluogo sardo come la Cattedrale di Santa Maria, il Palazzo Regio, l’Episcopio e la chiesa della Speranza.
L’aspetto attuale è il risultato della ristrutturazione operata nel Settecento, come testimonia l’epigrafe risalente al 1787 che si trova in via Canelles, e rispecchia le regole e il gusto del barocchetto piemontese.
La facciata principale è caratterizzata da un elegante portale ad arco su cui fa bella mostra di sé lo stemma della città e una stele che ricorda il soggiorno dell’Imperatore Carlo V nel 1535. Dello stesso anno sono i preziosi soffitti che si possono ammirare all’ingresso dell’edificio.
Quando il Consiglio Comunale guidato dal sindaco Ottone Baccaredda decise di trasferire il Municipio dalla sede di Palazzo di Città a quella attuale in via Roma, inaugurata nel 1907, il piano alto dell’edificio in Piazza Palazzo al civico 6 fu utilizzato per ospitare alcune aule per gli alunni delle scuole elementari mentre il primo piano diventò la sede del prestigioso Conservatorio di Musica Pier Luigi da Palestrina, creato per volere dell’avvocato Gavino Dessì Deliperi.
Nel 1970 il Conservatorio fu trasferito nella sua nuova e attuale sede in piazza Ennio Porrino 1 e Palazzo di Città conobbe un lungo periodo di abbandono fino al 2009 anno in cui, dopo gli interventi di ristrutturazione dell’edificio, fu restituito alla cittadinanza come museo.
La mostra Steve McCurry Icons inaugura una nuova stagione per il museo dopo tre mesi di interazioni virtuali con il pubblico causati dall’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha investito tutto il mondo.
Mostra Steve McCurry: identikit di un grande maestro della fotografia
Nella splendida cornice del Palazzo di Città arriva, per la prima volta in Sardegna, la mostra Steve McCurry Icons promossa dal Comune di Cagliari e organizzata da Civita Mostre e Musei SpA in collaborazione con Fondazione di Sardegna e SudEst57.
La retrospettiva raccoglie cento iconici scatti del grande maestro della fotografia contemporanea, opere che raccontano il nostro tempo attraverso uno sguardo che spalanca le porte dell’anima per mostrare sentimenti intensi, potenti, universali.
Nato il 23 aprile del 1950 in un piccolo sobborgo di Filadelfia in Pennsylvania, Steve McCurry ha frequentato la High School Marple Newtown nella Contea di Deleware prima di iscriversi alla Penn State University, dove ha studiato fotografia e cinema. Dopo la laurea con lode inizia a coltivare il suo crescente interesse per la fotografia e collabora con il quotidiano locale The Daily Collegian.
In seguito, parte per due anni per l’India dove lavora come fotografo freelance. Qui, si legge nella sua biografia, si rese conto che “Se aspetti la gente dimentica la tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto”.
A segnare la svolta nella carriera di McCurry è l’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979 e la lunga guerra che terminò solo dieci anni più tardi. Poco prima dell’invasione il fotografo, travestito con abiti tradizionali, attraversò il confine tra Pakistan e Afghanistan e quando tornò indietro portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti.
Le immagini del conflitto furono pubblicate in tutto il mondo e gli valsero il premio Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, riconoscimento assegnato ai fotografi che si sono distinti per le loro imprese e l’eccezionale coraggio.
Negli anni successivi le fotografie di McCurry raccontarono al mondo altri grandi conflitti internazionali tra cui la Guerra del Golfo e le guerre Iran-Iraq, a Beirut, in Cambogia, in Afghanistan e nelle Filippine.
Membro della Magnum Photos dal 1986, la più importante agenzia fotografica del mondo, Steve McCurry ha vinto numerosi premi tra cui, solo per citarne alcuni, il Magazine Photographer of the Year, assegnato dalla National Press Photographers’ Association, il primo premio del concorso World Press Photo Contest e l’Olivier Rebbot Memorial Award.
Le sue fotografie oltrepassano le barriere linguistiche e culturali e catturano storie di esperienza umana che mostrano come la guerra cambia non solo il paesaggio ma anche il volto dell’uomo. “La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente” si legge nella biografia di McCurry, “Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell’essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità”
Nella lunga carriera del fotografo statunitense, oltre alla fotografia di guerra, c’è anche la street photography, la fotografia urbana e gli undici splendidi scatti del calendario Pirelli edizione 2013.
Tra i suoi innumerevoli ritratti il più famoso è sicuramente Ragazza afgana, “la fotografia più riconosciuta” nella storia della rivista National Geographic che la pubblicò sulla copertina del numero di giugno 1985.
La foto, scattata in un campo profughi vicino Peshawar in Pakistan, ritrae una ragazzina di dodici anni la cui identità è stata scoperta solo diciassette anni più tardi dallo stesso McCurry. Nel 2002, infatti, il fotografo tornò in Afghanistan, insieme a un team del National Geographic, per trovare la misteriosa ragazza che riuscì a incontrare dopo lunghe e complicate ricerche.
La riconobbe grazie ai magnetici occhi verde ghiaccio e alla forma delle labbra. Solo allora McCurry scoprì il nome della giovane donna che con il suo sguardo aveva incantato il mondo: Shabart Gula che in lingua pashto significa “ragazza fiore d’acqua dolce”.
McCurry descrive così il loro incontro: “La nostra conversazione fu breve e piuttosto formale. Si ricordava ancora di me, perché quella era stata l’unica volta in tutta la sua vita in cui qualcuno l’aveva fotografata, e perché forse ero l’unico straniero con cui fosse entrata in contatto. Quando vide la foto per la prima volta, provò un certo imbarazzo a causa dello scialle bucato. Mi disse che le si era bruciato mentre stava cucinando. Le spiegai, pensando di compiacerla, che la sua immagine aveva commosso moltissime persone, ma non sono sicuro che la fotografia o il potere della sua immagine significassero davvero qualcosa per lei, o che fosse in grado di capirli fino in fondo. Riviste, giornali, televisione non appartenevano al suo mondo. I suoi genitori erano stati uccisi e lei aveva vissuto una vita da reclusa; non aveva contatti con altre persone al di fuori del marito e dei figli, dei parenti acquisiti e di qualche amico di famiglia. Le sue reazioni mi sembrarono un misto di indifferenza e di imbarazzo, con un pizzico di curiosità e di sconcerto”.
Shabart Gula acconsentì a farsi fotografare di nuovo e gli scatti furono pubblicati sul numero di aprile 2002 del National Geographic con il titolo Found (Ritrovata).
Per maggiori informazioni sulla mostra Steve McCurry Icons si consiglia di visitare il sito sistemamuseale.museicivicicagliari.it.
La mostra è aperta al pubblico tutti i giorni, escluso il lunedì, con orario continuato dalle 10 alle 20 e per garantire l’accesso nel pieno rispetto dei protocolli post Covid-19 è richiesta la prenotazione online.
Il costo del biglietto intero è di 9 € mentre per studenti fino ai 26 anni, gruppi di almeno 15 persone e adulti oltre i 65 anni il ridotto è di 4,50 €. L’ingresso è gratuito per bambini minori di 6 anni, giornalisti, portatori di handicap con il loro accompagnatore e soci ICOM.