Dalla politica alla cultura, dallo sport alla scienza, le donne sarde hanno sempre saputo distinguersi.
In occasione dell’8 marzo, ecco alcune tra le donne sarde che hanno segnato la storia dell’isola e dell’Italia.
Le donne sarde: indipendenti, orgogliose e dal carattere forte. Con queste caratteristiche non ci si deve stupire che siano state capaci di influenzare la storia della Sardegna e dell’Italia! Lo hanno fatto in tempi antichi, quando il mondo era in mano agli uomini, e continuano a farlo tutt’ora, affrontando le sfide di quest’epoca.
Ma chi sono queste donne sarde? Tanti sarebbero i nomi da citare, e molti altri quelli che si sono persi nel tempo.
Ne abbiamo scelte cinque che, secondo noi, più di tutte rappresentano la tenacia, il talento e il valore femminili.
Eleonora D’Arborea (1347 circa – 1404 circa)
Saggia e risoluta, Eleonora (o Elianora) è uno dei simboli della Sardegna.
Governò, nel tardo 1300, uno dei più importanti Giudicati dell’isola.
All’epoca le donne non avevano certo grande spazio in politica. Eppure, lei non solo ereditò il regno dal padre ma ebbe l’idea di “unificare” la Sardegna contro l’influenza spagnola. Sfortunatamente morì di peste e il suo sogno non si realizzò.
Fu, inoltre, una grande riformista. A lei si deve l’aggiornamento della Carta de Logu, una raccolta di leggi talmente moderne da rimanere in vigore per i successivi 400 anni. Tra queste, alcune trattavano il tema del ruolo della donna in modo davvero rivoluzionario.
Per tutto ciò, Carlo Cattaneo la definì “la figura più splendida di donna che abbiano le storie italiane”.
Grazia Deledda (1871– 1936)
Grazia Deledda ha reso grande non solo la Sardegna, ma l’Italia intera.
Fu infatti la prima donna italiana a ricevere un nobel per la letteratura e la seconda al mondo, dopo la svedese Selma Lagerlöf.
Questo traguardo non fu però facile da raggiungere. Grazia visse in un’epoca in cui le donne non godevano certo degli stessi diritti degli uomini, nemmeno all’interno dei circoli culturali più illuminati.
Ma la sua forza d’animo, la sua passione e il suo talento l’hanno portata a emergere. È diventata così non solo una voce capace di narrare il mondo sardo e ma anche un simbolo di emancipazione femminile.
Adelasia Cocco (1885 –1983)
Tra le nostre donne sarde, Adelasia Cocco Floris è quella con più primati.
Per prima cosa, fu la seconda donna sarda a laurearsi in medicina. Poi, fu il primo medico condotto donna d’Italia. Infine, fu la prima donna sarda a prendere la patente.
Adelasia si iscrisse nel 1907 alla Facoltà di Medicina dell’Università di Pisa, unica donna, e nel 1913 si laureò a Sassari. Quando, nel 1914, fece richiesta di diventare medico condotto, il Comune di Nuoro inizialmente si rifiutò di firmare la nomina. Non era infatti mai successo che una donna chiedesse di esercitare! Ma qualcuno tra i funzionare riconobbe il suo valore, così le assegnarono un primo incarico. Morì a 98 anni tra la stima generale.
Una curiosità: suo padre, l’intellettuale Salvatore Cocco Solinas, era amico di Grazia Deledda.
Maria Grazia Pinna (1944-)
Era il 1979, quando Maria Grazia Pinna entrò nella storia come la prima donna ad arbitrare una partita di calcio in Italia.
All’epoca aveva 35 anni e prima di diventare arbitro era stata commessa alla Rinascente di Cagliari.
Già la sua partecipazione al corso di formazione per arbitri aveva suscitato alcune perplessità, ma Maria Grazia non si fece intimorire e ottenne la licenza.
Poi, la domenica del suo debutto, allo stadio di Barco (Firenze) non giunsero solo i tifosi ma anche tanti giornalisti. Gli stessi che il giorno dopo, nei loro articoli, non mancarono di fare ironia o di suggerire presunti limiti di un arbitro donna.
Ancora una volta, Maria Grazia non demorse e continuò ad arbitrare per oltre 20 anni.
Daniela Ducato (1960-)
Con Daniela Ducato arriviamo ai giorni nostri e a uno dei temi più sentiti: l’economia sostenibile.
La rivista americana Fortune l’ha definita l’imprenditrice più innovativa d’Italia. Mentre il New York Times ha inserito la sua idea tra le 10 innovazioni capaci di salvare il pianeta. La Svezia l’ha premiata come imprenditrice più innovativa d’Europa nel settore dell’industria green. E in Italia è stata nominata Cavaliere della Repubblica.
A cosa si devono così tanti riconoscimenti?
Ebbene, Daniela ha riunito aziende e organizzazioni in un progetto, Edizero, fortemente green.
In particolare, Edizero produce più di 100 prodotti usando materiali di scarto vegetali, animali e minerali. A km zero, rinnovabili ed ecostenibili.
E pensare che Daniela, prima di tutto questo, era un’insegnante di musica! Davvero un esempio di donna sarda caparbia e rivoluzionaria.
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